Gli anni di piombo – Perché proprio Aldo Moro?

Gli anni di piombo – Perché proprio Aldo Moro?

Siamo nel 1978; da qualche anno, in Italia, uno degli esponenti politici più importanti del Paese, per diverse volte presidente del consiglio, ministro dell’interno, segretario della Democrazia Cristiana – il principale partito italiano dal dopoguerra in poi – sta tentando un’operazione apparentemente folle: cooptare il Partito Comunista al governo. Aldo Moro sta tessendo la tela di un difficile dialogo tra i due maggiori partiti politici, due partiti che insieme rappresentano circa il 70% degli italiani.

Il PCI, guidato in quegli anni dal sardo Enrico Berlinguer, è il più grande partito comunista dell’occidente ma da qualche anno, pur mantenendo posizioni sempre molto critiche sull’operato dei vari governi che si susseguono alla guida della repubblica, ha preso le distanze anche da partito comunista sovietico, specialmente dopo la primavera di Praga.

Aldo Moro è convinto che un partito che rappresenta circa dodici milioni di elettori non possa e non debba essere lasciato ai margini della vita politica nazionale, anche se si chiama partito comunista; ha inizio, così, un fitto lavorio diplomatico teso ad avvicinare il partito di Berlinguer al governo del Paese, se non con una partecipazione diretta, almeno con un appoggio esterno.

Enrico Berlinguer e Aldo Moro

Tutto questo, però, suscita forti perplessità non solo all’interno della stessa DC ma anche in parte del restante mondo politico italiano e in una fetta abbastanza ampia dell’opinione pubblica, per non parlare poi delle reazioni all’estero. Qualche preoccupazione serpeggia anche tra le file del PCUS, in Unione Sovietica, i cui leader sono spaventati dall’idea che possa palesarsi agli occhi del mondo, la possibilità che esista un comunismo “diverso” da quello sovietico, un comunismo dal volto umano, in grado di contribuire al governo di un Paese occidentale, capitalista.

Ma è negli Stati Uniti che il progetto di Moro, il famoso compromesso storico, agita i sonni di tanti uomini di potere. Lo stesso segretario di stato Henry Kissinger non fa mistero di questa ostilità, arrivando a minacciare Moro nel corso di un viaggio di stato che l’allora ministro degli esteri compie negli USA. “Onorevole o lei smette di fare queste cose o la pagherà cara, molto cara. Veda lei come la vuole intendere, noi l’abbiamo avvisata”.

Moro è stato avvisato: il suo destino, forse, è già segnato.